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Maternità e lavoro... la rivoluzione delle mamme

Dopo la maternità  ho scelto di lavorare meno ore e mi sono concentrata sull'attività privata come terapeuta. Ho scelto di rischiare e di dare la mia disponibilità soprattutto al mattino e primo pomeriggio, per poterci essere all'uscita del nido e passare il pomeriggio con mia figlia. Con la nascita del secondo figlio il tempo dedicato al lavoro ha subito nuove restrizioni. Sono felice delle scelte fatte e tuttavia soffro anche un po’ perché vorrei più tempo per leggere, tenermi aggiornata e condividere con i colleghi... invece mi ritrovo sempre di corsa .... 
Ma come faranno le altre mamme?
Ci troviamo una mattina al parco con la coperta per stenderci sul prato. Siamo 5 mamme, rubiamo un' ora tra l'ingresso al nido o alla materna, il lavoro o le faccende di casa per incontraci e parlare di un tema che ci sta a cuore: come coniugare maternità e lavoro?
Veniamo da esperienze professionali diverse, ma abbiamo esigenze simili.
Il ritorno al lavoro è per tutte una sorta di prova in cui tutti i nodi vengono al pettine: la salute del bambino e le sue eventuali esigenze particolari o anche semplicemente la sua capacità di adattamento, la presenza di fratellini,  il rapporto più o meno buono col proprio partner e come si funziona come genitori, la presenza di nonni o di altri famigliari che possano dare sostegno o al contrario la solitudine... sono tutti aspetti in gioco e ognuna di noi ha i propri aneddoti su come riesca, a volte acrobaticamente, a gestirli... 
Qualcuna, come me, è una libera professionista. Il che significa sicuramente poche tutele e pochi diritti garantiti... Quando l'entrata economica è dettata unicamente dalla quantità di lavoro, senza intermediari, non ci sono forme di sostegno nel caso in cui si scelga di prolungare la maternità o in tutte le occasioni in cui i bambini si ammalano.
Naturalmente c'è anche maggiore libertà. In questo caso le scelte difficili sono con se stesse: Quali sono le mie priorità? Quanto tempo ed energia dedicare ai figli e quanto investirne nella mia professione?
Ancora una volta la gestione del tempo diventa un'arte acrobatica. E qualche volta la professionista che è in noi e la mamma litigano... Non riusciamo più a essere puntuali, facciamo fatica a oscillare rapidamente dalla modalità gioco-pappa- nanna- pannolino- coccole e sgridate all'adulto serio, sociale e  pulito che abitava in noi full time fino a qualche anno prima...
Anche per chi invece è dipendente di un'azienda, nascono nuove necessità e nuovi equilibri che rendono a volte difficile tornare a collocarsi nello stesso ruolo e con le stesse mansioni. Se prima non era un problema lavorare otto ore al giorno e poi fermarsi per gli straordinari, o affrontare trasferte e stare via più giorni da casa, ora si impone il desiderio di preservare il tempo con la propria famiglia. 
Purtroppo l’ ambiente di lavoro spesso non è ricettivo e non disponibile a contrattare nuove modalità. Anche quando sarebbe logisticamente possibile si è restii a permettere per esempio il lavoro da casa. 
Non c’è riconoscimento della peculiarità dei bisogni nei primi anni di vita del bambino. O fai finta che non sia successo nulla e torni al lavoro come prima oppure stai a casa a fare la mamma.... 
I colloqui in altre aziende, alla ricerca di un posto più consono,  spesso si concludono con una perdita di interesse quando emerge che la candidata è anche una mamma.
I selezionatori a volte non si preoccupano di avere tatto e insistono in domande personali e invadenti: hai figli? Ne vorresti altri? Sei sposata? Persino ... si ammalano spesso??
Si esce dal colloquio arrabbiate, amareggiate, deluse, demotivate...
Riflettiamo su come oggi in Italia ci sia una cultura del lavoro antiquata, che per esempio retribuisce a tempo anziché ad obiettivi e che è ancora legata ad una mentalità autoritaria del sacrificio e del controllo.
Una mentalità disfunzionale, che non tiene conto di come la produttività aumenti negli ambienti di lavoro positivi dove al controllo prevale la fiducia e la motivazione , l attenzione alle esigenze del singolo e ai rapporti interpersonali.
Troviamo esempi virtuosi in altri paesi: per esempio una storica compagnia neozelandese ha visto aumentare i fatturati offendo la possibilità ai propri dipendenti di lavorare quattro giorni settimanali anziché cinque, allo stesso stipendio.
Ma c'è di più...  Abbiamo bisogno noi per prime di liberarci da retaggi culturali maschilisti e autoritari. Di smetterla di sentirci in difetto perché vogliamo essere sia mamme che lavoratrici. Di lasciare perdere l'abitudine a sentirci in colpa... coi figli perché non ci sacrifichiamo abbastanza per loro, non facciamo mai abbastanza e non stiamo abbastanza con loro. Con l'azienda e con i colleghi perché abbiamo anche delle nostre esigenze e perché siamo madri.
Solo così possiamo prendere consapevolezza di quanto maternità e lavoro, a volte due termini apparentemente inconciliabili, possano invece valorizzarsi a vicenda.
Dell'energia positiva che portiamo a casa con i nostri figli quando siamo soddisfatte sul lavoro e abbiamo goduto per un po' dei panni della professionista che è in noi.
Ma non solo... anche delle nuove risorse che possiamo portare nella nostra professione e nella nostra azienda...
Chi meglio di noi può aver imparato a gestire più compiti insieme? A prestare attenzione a molti fattori contemporaneamente? Chi più di una mamma ha potuto sperimentarsi sul piano di empatia, assertività, capacità di mediazione, attenzione e pazienza? 
Qualcuna ha letto un libro dal titolo rivoluzionario: "La maternità è un master" .. L'autrice, Riccarda Zezza, ha fondato l'omonima piattaforma on line: Maam, Maternity as a master... Un programma che ha trovato interesse in molte aziende divenute partner, aziende disponibili a vedere nella nascita il nuovo di cui il lavoro ha bisogno e nella maternità un fattore positivo promotore di competenze trasversali preziose.
Sento che questo vale anche per me. Come psicoterapeuta ho meno disponibilità di orari da offrire ai miei pazienti. E qualche volta mi è capitato di presentarmi in studio con la maglietta sporca dell'ultimo biscotto che mio figlio ha mangiato col muso sulla mia spalla. Eppure l'esperienza della maternità mi ha regalato una maturità nuova e una nuova possibilità di comprensione e vicinanza con chi si rivolge a me. Sono stata professionista, donna, compagna, figlia... ma ora sono anche mamma e posso sentire in me la nascita di una nuova prospettiva.

 

Caspita allora è così... ci sdraiamo sulla nostra  coperta per respirare un po' guardando le fronde degli alberi... allora anche da noi, da noi mamme con figli piccoli, da noi può nascere il nuovo anche sul lavoro! Nel cuore è iniziata la nostra piccola rivoluzione.